Un aneddoto raccontato direttamente dal neo-presidente del Consorzio, Fabio Zenato, narra di alcuni emissari provenienti dallo Champagne che, per scongiurare il dramma della fillossera, valutarono altre aree nel resto d’Europa per avere un piano B circa la produzione di spumanti. Saranno state le brezze o quei terreni color carminio ricchi in calcare, ma la scelta ricadde proprio qui. Poi l’insetto sorvolò anche queste vallate e…. Lugana addio!
Ma se Ivan Graziani canta d’amore e di Lugano, noi siamo qui per parlare di vino e di Lugana.
Partiamo da un elemento noto a tutti: il Lago di Garda. Oltre le carovane di turisti tedeschi e la lunga scia di gelaterie c’è il ricordo di un antico ghiacciaio che ne ha plasmato le geometrie e più in là una torre su cui sventola il tricolore di una delle ultime vittorie italiane non pertinenti al calcio. Da qui, lungo le sponde meridionali d’acqua dolce inizia la storia del protagonista locale: il Turbiana.
Con un albero genealogico da far invidia alle famiglie di una volta, non è stato semplice per il beniamino locale scrostarsi di dosso l’ego del Verdicchio e del Trebbiano, costretto a rinchiudersi in quel prisma compreso tra Brescia e Verona.
Solamente 5 comuni, con una bilancia di produzione che pende leggermente verso il veronese, il Turbiana è presente nei vini a marchio LUGANA DOC per almeno il 90% del totale. Un oligarca vitivinicolo? Non proprio, oltre al 10% da vitigni non aromatici infatti, il Lugana ha permesso nel corso degli anni più sfaccettature del proprio prodotto, ramificando la propria disciplina in spumante, superiore, riserva e vendemmia tardiva.
Dalla sua nascita nel 1967, tantissimi sono stati i cambiamenti del Lugana DOC per adattarsi al mondo circostante mantenendo lo stile del vino costante. Per dirla alla Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare niente.
Ma dove si produce questo vino mediterraneo che gioca con la clessidra nelle sue fioriture premature e maturazioni tardive? Lo spiegherò con 3 parole, niente sole, cuore e amore, bensì qualcosa di ancor più immediato: sasso, carta e forbici.
SASSO: maggiormente presente sulle soffici altitudini a sud del Lago, il sub-strato ghiaioso è l’appiglio dei giovani vigneti piantati in quest’area meridionale prevalentemente allevata a Guyot. A beneficiare maggiormente degli umori del lago, invece, sono posizionati gli impianti storici piacevolmente abituati a maggiore vento in quota e calcare ai piedi. Mica stupidi gli anziani.
CARTA: osservando l’area come in una cartina geografica, ecco cosa appare: Desenzano del Garda è l’area con maggiore superficie vitata favorendo la concentrazione sul versante veneto. Sono presenti circa 208 Aziende e una cifra che si aggira intorno al 95% ha aderito al Consorzio che è nato solo negli anni ’90, un risultato niente male se si pensiamo alla convivenza tra 2 province ben distinte, a proposito del saper fare squadra in Italia!
FORBICI: quella che andrà a tagliare quest’uva spessa e sensibile, che vorrei raccontarvi attraverso 3 assaggi “che non ti aspetti”. Perché confessa, anche tu per un attimo hai pensato ai profumoni da deodorante AXE e palati morbidi da compiacere il tedesco con ciabatte e calzino bianco.
Invece no, ci sono chiaramente piccole realtà anche qui, così come le grandi che continuano nella ricerca e nell’espansione verso i mercati esteri. Lugana non è un vino “puro e crudo” bensì una famiglia che raccoglie a sé vari caratteri e varie vicissitudini. Non solo acciaio e bianco d’annata quindi in questa terra di olive e limoni, bensì 3 Lugana da scoprire, assaggiare e verificare nell'andamento dei prossimi anni:
CORTE SERMANA: Le Pintade MC 2016 – sboccat.2020
Non lo trovi sul sito e nemmeno su Vivino… il Proprietario deve esser davvero tanto geloso di questa bollicina! All’apparenza sembra un po’ il Bill Gates di Peschiera ed effettivamente ascoltandolo tra le vasche e i mosti, sembra ci sia stata un’attenzione cibernetica qui. Ma il nostro Filippo ha preferito il Rio Sermana alla Silicon Valley e per questo sfoggia con naturalezza il suo sistema di convivenza fra uomo-animali-agricoltura.
Sul vino poi, voglio evitare parallelismi e false declinazioni con altre aree “maggiormente note”. Dirò solo che in questo esemplare di MC si trova un giusto ping pong tra profilo organolettico, ruvidità e dosaggio. Un ottimo lavoro che spero possa, proprio come il suo alter ego di Microsoft, portarlo ad unire sempre studio, lavoro e filantropia.
CASCINA MADDALENA: Clay 2020
Conosciamo questa parola al II livello WSET o quando andiamo a spulciare le descrizioni dei vini da fonti estere: argilla. Poche bottiglie numerate a seconda dell’annata e dopo una scrupolosa selezione in vigna, questo è Clay raccontato dalle parole di Elena e sulle gesta di Mattia.
Senza trucco e senza inganno, non rappresenta sovrastrutture o impalcature atte a far scaturire quel fattore “WOW” poggiato sull’hype, piuttosto un ragionamento essenziale: less is more. Una parcella di vigna con condizioni ottimali, una raccolta leggermente posticipata e il mantenimento sulle fecce fini per un anno; così si presenta all'anagrafe questa 2020, un’annata che ha di certo (e non era difficile) beneficiato della danza della pioggia ben più volentieri di questa rovente estate appena trascorsa.
BORGO LA CACCIA: Inanfora
Se vi dicessi “pensate ad un posto bello” e con la mente non vi siete proiettati qua, significa semplicemente che non conoscete ancora questo posto. Non so bene se sia opera di Walt Disney o qualche suo lontano partente passato di qua ma l’esperienza trascorsa in questa Cantina ha avuto su di me un effetto narcotizzante.
Matrimoni, moto d'epoca e un borgo che continua a crescere e popolarsi, questo è l’habitat di un Turbiana made in Pozzolegno deciso a voler ridefinire i propri limiti. Nasce su polveri più rossastre che dalle colline riescono a prender quel poco di pioggia in più necessaria a dargli la giusta carica, mentre fermentazione e affinamento sono svolte in anfore di terracotta. Non per forza questo stile restituisce un identikit coerente col vitigno di provenienza, ma questa maggiore masticabilità del succo e osmosi degli aromi fanno dedurre che siamo ai nastri di partenza di una sperimentazione che potrà negli anni delineare un picco qualitativo seguendo questa tecnica.
E voi? ancora che canticchiate Ivan Graziani e pensate ai tedeschi? Cambiate musica, potrebbero essere proprio le parole di un tedesco racchiuse in "viaggio in Italia" a convincervi della bellezza di Benaco.
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