Sveglia, sveglia! Tra i corridoi della caserma fieristica più brutalista d’Italia, BolognaFiere, un mercato sempre più arrogante e le endemiche questioni legate a file, ghiaccio e carrelli sentenziano l’ultimo grande evento dell'anno: la 13ª edizione del Mercato dei vini FIVI.
In un campo di battaglia di circa 30.000 metri quadrati, l’armata dei vignaioli indipendenti italiani schiera una divisione di 1.008 produttori lungo i padiglioni 29 e 30, pronti a trincerarsi sotto i diktat del manifesto che li ha uniti ma coscienti del monito lanciato dal loro Presidente, Lorenzo Cesconi, che apre con poco sensazionalismo e tanto senso pratico, esordendo con: "viviamo una fase complessa, dal punto di vista agronomico e dal punto di vista di mercato".

In questo scenario asimmetrico, dove la potenza di fuoco e la rigidità delle regole si scontrano con la capacità di adattamento e il senso d’urgenza che si respira tra i corridoi della città rossa, il Mercato dei Vignaioli Indipendenti rappresenta ancora una volta il reale mosaico di un'Italia frammentata e figlia di diverse scuole di pensiero, dipingendo un déjà vu che ci riporta a circa un secolo fa, davanti a problemi ben diversi che aderiscono alle stesse tematiche: natura, mercato, sistema.
Se quindi i vignaioli del 900 erano alle prese con la “bestia nera” della fillossera e le avanguardie si esprimevano in reazione ai regimi e ai registri dell’epoca, quale pensiero scorre nelle mani e nelle menti di chi oggi, sotto lo stemma del Vignaiolo Indipendente, vuole esprime la propria corrente artistica?
Cataldi Madonna - Futurismo
Guarda il mondo da un oblò, ma sicuramente non si annoia. È Giulia, un’astronauta atterrata in Abruzzo che spinge sull’acceleratore e si fionda contro quel vecchio, grosso, grasso Montepulciano messo lì su un trono di legno da troppi decenni. Ad aiutarla è il suo amico “girovago”, con un movimento dinamico che risveglia l’orso marsicano ormai narcotizzato e lo riporta in cima sul gran sasso, dove l’aria fresca di montagna gli permette di sfidare le convenzioni e osservare meglio l’evoluzione dei mercati.

Bajaj - Metafisica
Le sue produzioni sono limpide, ben definite, ma nascondono significati profondi ed elementi trasversali, dove il vitigno si incammina verso “annate inquietanti”. Non si accontenta di essere “classico”, ma veggente, discendente di una nuova stirpe fatta di cocci, quelli da unire per comporre una coesione territoriale e quelli d’argilla per riammodernare la nobile collina di provenienza.
Marika Socci - Espressionismo
Marika è la tipica artista che dipinge i suoi vari stati d'animo osservando un unico elemento indigeno dalle sue colline: il Verdicchio. Affiancata dal papà maestro, aka “il meraviglioso”, non nasconde l’urlo di freschezza e il tratto crudo del vitigno, mentre i colori disegnano prati fioriti laddove l’etichetta recita “deserto”.
La Piotta - Dadaismo
Con il suo cappello “signature” e la sua progressiva linea di vini non convenzionali, Luca Padroggi è senza ombra di dubbio l’artista dadaista che con grande talento ironizza sulle regole, i volumi e le miopie del suo complesso arcipelago lombardo: L’Oltrepò. Dal suo approccio verso gli errori, come nel caso del Misunderstanding, all’ultimo nato, Spoiler, le sue gesta non sono semplici slogan, ma reazioni che conduce con grande spontaneità.

Il Poggio di Gavi - Cubismo
Il cubismo in casa Gavi. Scompone il territorio in piani e forme geometriche, in un gioco di prospettive dove le angolazioni e i terreni riflettono diverse espressioni che descrivono i loro modi ed il loro vitigno: Cortese. Sono due amazzoni, mamma e figlia, a difesa e al lavoro su quelle colline bianche che sognano un “periodo rosa”.
Vigne Mastrodomenico - Impressionismo
L’immagine sfocata del paesaggio, segnato da cenere e vampate, si perde nel gioco di luci e ombre. Con un biglietto a/r verso il Giappone, prende dal Sol Levante i raggi necessari per eliminare le linee nette e giocare sulle sfumature, creando vini che trasmettano, prima di tutto, sensazioni. Secondo Jancis Robinson sono “un pugno di ferro in un guanto di velluto”, ma in fin dei conti gli concediamo anche qualche ruga e qualche graffio.
Ancarani - Surrealismo
Come il suo lavoro o come ciò che sta accadendo in Romagna, dove l’acqua alta scarica i detriti e dopo lascia nelle sabbie mobili i superstiti. Nelle etichette hanno raffigurato il gallo e la tigre, ma non escludo in un prossimo futuro la carpa, vista la sfida per risalire il fiume e raggiungere la libertà, Centesimino dopo Centesimino.

In ordine sparso e non esaustivo, seguono altri filoni o voci fuori dal coro sicuramente degne di nota, come Frecciarossa, Pecis, ‘Esole, Cantine Di Marzo, Valentina Cubi, Le Piane, Borgo Stajnbech, Pierluigi Zampaglione, prendendo quest’ultimo come esempio per chiudere con un messaggio che riepiloga la partecipazione dei “mille” a questa manifestazione, dove la “lotta contro i mulini a vento” ha un significato diverso per ognuno di loro, ma è nel segno della Federazione che vedremo obiettivi e risultati.
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