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BENVENUTO BRUNELLO tratto da una storia vera

Aggiornamento: 6 apr 2022

Me l’ero ripromesso alla sua vigilia, “ultimo Nerello prima del Brunello”, salutando dalla Piazza Bellini di Napoli un singolare gemellaggio tra il capoluogo campano e la città dell’elefantino, unendo così musica e arte di un nostalgico Regno a due vulcani.

Così, il giorno seguente, mi sono fiondato ad una prima assoluta, o meglio, verso la mia prima volta in assoluto in quel di Montalcino.


Come La Mecca per l’Islam, Montalcino è per chi si è convertito al Simposio quella destinazione da dover raggiungere almeno una volta nella vita e quindi cos’altro ci avrebbe trattenuti dal conoscerla proprio durante quei fatidici giorni in cui andava in scena BENVENUTO BRUNELLO? Per l’amor del Sangiovese, nulla!


Un’anteprima dal carattere cinematografico, corredato da un cast d’eccezione, in cui è stato svelato il trailer delle prossime annate in commercio ma soprattutto, gli umori e le prospettive di una delle più note aree mondiali dedite alla viticultura, trasformando la piccola Montalcino in una Cinecittà del vino.


Non era Hollywood quindi, ma stelle e red carpet non sono mancati in questa lunga giornata trascorsa all’interno del Complesso di Sant’Agostino e prima di passare al ciak-azione, vorrei cedere la parola a questa singolare troupe che ci ha accompagnati lungo l’edizione 2021 di Benvenuto Brunello:


Sul filo come un trapezista, l’onere di organizzare un evento di tale portata è a prova dei famigerati bookmakers inglesi, ma ci sono riusciti. Il Consorzio non ha concesso troppi scambi emotivi né effusioni con noi partecipanti, ma è stata capace di fornirci un quadro ben organizzato di ciò che ci aspettavamo. Spazi ben gestiti, orari rispettati, personale a sufficienza e tante, tante bottiglie di Brunello per noi. Si poteva fare di meglio? Questa volta tocca dire no, visti gli scenari che fanno gridare al miracolo. Complimenti!


Montaggio: Col di Lamo

The feminine side of Montalcino come recita la bio, la patron Giovanna Neri si piazza in cabina di regia, addetta al montaggio di questa kermesse in cui ha seguito dal pugno d’argilla al cartone incellophanato questa cara bottiglia di Brunello oggetto del nostro giudizio. Solo dopo aver assaggiato i suoi vini ci si rende conto di ritrovarsi davanti alla sua personalità e filosofia: grinta rovente e spalle larghe, maturità, carattere agrodolce ma deciso e parsimonioso, grande piacevolezza… banale dire che una parte di lei è presente nei suoi vini, c’è proprio tutta lei! Con un cuore che batte a nord-est, lo sguardo rivolto verso Diletta e le new entries in famiglia, cosa significa questa giornata per chi ci lavora dietro le quinte?


“Ho partecipato con molto entusiasmo alla degustazione dedicata ai produttori. Ci tengo a precisare che, avendo anticipato la manifestazione di qualche mese, è del tutto normale che un vino potente capace di poter esprimere il suo miglior potenziale nel corso del tempo, possa apparire meno pronto e armonico in quest’occasione."


"...certamente l’annata non è stata delle migliori, ma i produttori, per mantenere sempre alto il livello qualitativo, dovranno pian piano adattarsi a questo nuovo andamento climatico. Una sfida che certamente nei primi anni, come questo, sarà più difficile, ma che sono certa potrà portarci a interpretazioni e sfaccettature del territorio nuove e sempre valide.”


Aiuto-regia: Filippo Bartolotta

Il ricordo legato a lui è quello di uno straordinario entertainer che ci ha tenuti in pugno durante una masterclass tenutasi a Milano, guarda caso, sul Brunello di Montalcino. Memorabile il suo esordio in cui ci invita a considerare Montalcino come “un gelato rovesciato, in cui la parte del cono è Montalcino ed i gusti sono i versanti”. Geniale funambolo, il “grapetrotter” riuscito ad estasiare persino Barack Obama in smoking e sneakers quale chiave di lettura utilizzerà per raccontarci le tre differenti annate presenti all'evento?


"La 2017 è stata considerata da tanti, forse troppi, un'annata difficile. Un uva con meno polpa e più buccia, facendo risultare al calice un tannino più rugoso, tattile. Da apprezzare la capacità dei produttori nell'evitare forzature, rimanendo cauti, ottenendo vini molto più snelli e leggiadri con un fattore fondamentale comunque presente: l'acidità. Complessivamente mi son piaciuti più del previsto.


Riserva 2016 annata di profondità ed eleganza, un potenziale pazzesco su alcuni assaggi. Piccola nota personale: forse non tutti i produttori sono in grado di dosare quel legno in più, lasciandomi dell'opinione che a Montalcino ci si può concentrare anche su altre produzioni con minori passaggi in legno.


2019, una buona annata vista l'interessante proposta di Rosso di Montalcino e i vari assaggi dalle vasche durante le mie ultime visite in Cantina. Ho trovato molti vini reattivi e succosi, non tralasciando la loro complessità."


Ispettore di produzione: Luca Grippo

Il Dandy dell’educazione capitolina, stimato sommelier e giornalista abile nel raccontarci, come tratto dalla sua bio, “degustazioni che cominciano dagli occhi e finiscono al cuore”. Luca Grippo, oltre 20 anni di onorato servizio corredati da titoli, riconoscimenti e premi, sarà il nostro ispettore, nonché guida, lungo un viaggio nel tempo che ricollega Montalcino alla sua storia, dalle sue origini fino ad oggi:


"Quante sciocchezze sentite o ancor peggio lette su Montalcino e il suo Brunello. Un vino venuto quasi da sé e dal nulla, nato in un paese che era povero e isolato, dicono taluni, dove grazie a pochissimi si è creato un circolo virtuoso… Bene, se questa è la tesi proviamo a raccontare il Brunello facendo un po’ di chiarezza.


Come ci ricorda la storia, che si può leggere ben narrata nel prezioso libro di Stefano Cinelli Colombini “Brunello, Ritratti a Memoria”, persona di spicco nel Consorzio del Brunello, Montalcino in antichità non era per nulla isolata, e di qui occorreva passare per recarsi a Roma. Nel 781 Carlo Magno costruì un’abbazia divenuta celebre, dedicata a Sant’Antimo. Va ricordato che il territorio di Montalcino ospitava un castello già nel IX secolo, posto per controllare i traffici sulla Via Francigena, e chissà perché il territorio dove sorgeva il maniero venne chiamato da un geografo arabo nell’anno 1000 “Monte del Vino”, una casualità? Non credo.


Faccio un bel salto temporale per non apparirvi noioso, ma ragazzi della troupe cinematografica dovete sapere cosa state osservando e dove state lavorando: e allora vi dico che al tempo dei Lorena, sebbene si fosse registrato un declino dei collegamenti, è proprio il vino a farla franca aumentando di produzione. Poi nel 1820 nascono le prime etichette di Brunello, quelle dei fratelli Padelletti, non se ne parla mai (!) e nel 1856 Clemente Santi presenta i suoi vini alle Esposizioni di Londra e Parigi.

Negli anni Venti del Novecento siamo già nel futuro con Tancredi Biondi Santi, uno dei più grandi enologi di tutti i tempi, che fonda la Cantina Sociale Biondi Santi & C. con altri produttori che confezionano vino insieme o in proprio; dieci anni dopo la gloriosa Fattoria dei Barbi vende già per corrispondenza, mentre la Cantina Sociale comincia a spedire i primi Brunello negli USA. Qualcuno vi aveva raccontato che il nobile rosso muove i primi passi negli Stati Uniti solo a metà degli Ottanta? Beh, è una bella fandonia!


Il declino del territorio comincia solo nel dopoguerra, molteplici le cause: un paese da ricostruire e la fine della mezzadria con il conseguente abbandono delle campagne, e così uno dei comuni più floridi di Toscana diviene povero e pieno di disoccupati. Ma i montalcinesi non si demoralizzano, la Fattoria dei Barbi crea la prima cantina visitabile d’Italia - primo esperimento di turismo legato al vino -, Tancredi Biondi Santi dispensa preziosi consigli enologici e la popolazione organizza due importanti sagre per promuovere il vino che faranno scuola nel Belpaese.

Arriviamo al 1961 il Maestro Gino Veronelli parla del Brunello come il miglior vino d’Italia per le carni e nel ’66 nasce la Doc: le cantine sono meno di una trentina. Certo è che negli anni ’70 nonostante il Brunello dia ottimi segnali, Montalcino è ancora in crisi. Le campagne sono svuotate, la terra vale pochissimo e molti produttori storici sono costretti a vendere taluni appezzamenti.


È questo il momento in cui arrivano i produttori allogeni, grandi nomi come Banfi e Frescobaldi, Antinori, Gaja, ecc. ed è questo il periodo in cui si eleva l’asticella del marketing, lasciando pressoché intatta la definizione di stile del Brunello.

Segue la conquista di numerosi premi internazionali importantissimi per il Brunello, Wine Spectator in primis dagli Ottanta in poi, e con la vendemmia 1990 si apre un’epoca straordinaria per il Brunello, che diviene sempre più protagonista grazie a Benvenuto Brunello (1993), la prima Anteprima inaugurata in Italia.


Il seguito è storia d’oggi, vissuta con tanti alti e davvero pochi bassi, di una denominazione vinicola che annovera oltre 300 viticoltori, vinificatori e imbottigliatori, forte di un vino che è divenuto un marchio a sé e che ha permesso la rinascita dell’intero territorio."


A volte un ricordo si lega a una canzone, ma in questo caso è successo al contrario. La mia colonna sonora è stata lei, in ciò che raccontava e in ciò che ci lasciava immaginare. Visibilmente innamorata di Montalcino e dei suoi attori principali, mi sono lasciato cullare dal suo canto come Ulisse dalle sirene, con la fortuna per il sottoscritto di ritrovarmi tra i tornanti che portano a Il Marroneto come prima destinazione, quindi un battesimo che di sangue ha solo il colore che fuoriesce dalle antiche botti in Cantina. Augusta, un’orchestra di conoscenza e quindi, musica Maestro:


“La 2017 ha spiazzato un po’ tutti, visti i pronostici: ho trovato una buona dose di freschezza e facilità di beva, forse sarà penalizzata la sola longevità. Detto ciò, un plauso ai produttori capaci di saper gestire al meglio i vari cambiamenti anno dopo anno, pronti a regalarci poesia come nelle Riserve 2016. La resa in bottiglia può essere in questo caso monumentale e consiglio quindi di farne scorta da collezione. Una su tutte? Bramante di Sanlorenzo."


"...visto l’alto profilo qualitativo, l’unico rammarico è nel constatare una diminuzione delle Cantine partecipanti. Certo, qualche mese di affinamento in più in bottiglia ci avrebbe forse aiutati e avrebbe spaventato meno alcune Aziende, ma tutto sommato ho notato grande potenziale anche per quanto concerne le annate 2019 e 2020. Pollice su.”


Scenografia: Wineloversitaly

Un pittore neorealista davanti al suo paesaggio di viti e pietre, questa è Olga Sofia Schiaffino, perfetta incarnazione di uno stile comunicativo sentimentale che vuole avvicinarsi più che ad un vasto pubblico, a persone pronte all’ascolto. Con una grinta tale da ricordare Giovanna d’Arco, l’unico suo fuoco capace d’accecarci è quello della sua smisurata cultura, pari solo alla sua innata predisposizione verso una sana e proficua condivisione. Essendo in forma scritta non posso dire di lasciar scorrere le parole chiudendo gli occhi, ma immaginate questa scenografia una volta letta:


“I colori caldi e gentili delle poche foglie ormai rimaste sulle viti mi rimandava alla fugacità delle cose, allo scorrere del tempo: l'incontro con Jessica e con gli amici conosciuti grazie ai social, ma scelti perché speciali, mi ha riportato al presente, alla bellezza di ogni momento, al tempo da condividere. Montalcino è per me speciale, un mondo a parte, dove più che mai riesco a vivere il sentimento di immensa gratitudine nel rosseggiare dei suoi Tramonti e nella bellezza di un calice di vino."


“Quest'edizione? Meno timida della precedente, con un approccio molto discusso che prevede l’assaggio del nuovo Brunello anticipatamente rispetto alle solite date, stimolando i presenti a scrivere corrette e responsabili osservazioni sui vini, tenendo presente che gli assaggi erano stati da poco o pochissimo imbottigliati, alcuni addirittura campioni di vasca.

Una sensazione su tutte? Affascinata dalla personalità di molti Rosso di Montalcino 2020 che hanno cercato originalità e identità, staccandosi dallo stereotipo del baby Brunello.”


Costumi: Doriana Marchi

Il semplice averla conosciuta mi lascia ben sperare circa un futuro migliore, a Montalcino e nel mondo. Addetta al costume perché riveste “usi e costumi” della nobile antica tradizione toscana, mentre indossa con garbo la dote di sommelier ed entusiasta donna del vino, osservando il mondo che abbraccia la sua collina con energia e vitalità, la stessa che ci presenta in una panoramica sul territorio:


“Montalcino è un luogo da fiaba, un mondo a sé. I suoi vini riuscivano a consolare anche il noto poeta Ugo Foscolo. Vino rosso di gran classe dalle nobili origini, il Brunello di Montalcino fa ufficialmente la sua comparsa verso la metà dell'ottocento quando Clemente Santi, chimico e farmacista, opera una selezione del vitigno Sangiovese Grosso, il più indicato per produrre un vino di alta qualità."

"...il Benvenuto Brunello a trent’anni dalla sua prima edizione riesce sempre a mantenere il suo fascino, è un’esplorazione continua di nuovi sapori e scoperte in vigna, nuove sorprese ad ogni sorso. Questa è per me Montalcino, una continua emozione che si ripete ogni anno con il suo Benvenuto Brunello, in cui le matite devono imparare a non avere fretta, bensì a rispettare i ritmi della natura.”


Fotografia: Hipster Wine

Il più riconoscibile, nomen omen, ecco perché Thomas è una perfetta sintesi di un’istantanea a Montalcino. Profondo conoscitore del territorio, abile comunicatore e splendido intrattenitore che ci ha permesso prima di confrontarci circa i migliori assaggi e poi di poter visitare alcune Aziende intorno. Come in una fotografia, Hipster Wine ci immortala questo momento storico di Montalcino seguendo gli indizi forniti dal Benvenuto Brunello:


“Montalcino? Mi tocchi il cuore, per me è un luogo particolare. Mi sono avvicinato a questo mondo grazie a questi vini, che da sempre hanno un posto speciale nel mio cuore. Circa l’evento, ben fatto, nel rispetto delle regole e dei distanziamenti ai quali siamo costretti dal Covid. Un plauso particolare ai sommelier AIS che egregiamente hanno svolto il loro lavoro mai mancando di tempestività e professionalità."


"...sono rimasto molto soddisfatto dagli assaggi dell’annata 2017 dei Brunello di Montalcino, mi fa piacere riscontrare che molti produttori hanno rispettato l’esito dell’annata senza strafare. Una menzione speciale va però alle riserve 2016 dove ho trovato vini di grande potenza ed eleganza.”


Stuntman: Italian Wines

Dal libro al Digital wine Master, Stefano Quaglierini è l’enologo capace di scalare vette impensabili fino a poco fa, abituato alle sfide e ad affrontare il pericolo. Il suo approccio è preciso, tecnico, tratteggiato da momenti social che non lo separano dalla rigorosa concentrazione nemmeno per un istante. Un impavido che scaglia per primo la propria freccia d’inventiva, o in questa trasposizione cinematografica, colui che non teme di lanciarsi verso un giudizio schietto e coraggioso:


“Montalcino è innanzitutto per me un legame nato dentro le mura domestiche, quando mio padre conservava bottiglie di Col d’Orcia atte all’invecchiamento. Circa l’evento, l’eleganza di Montalcino si è riportata nella stessa organizzazione della giornata, permettendoci di dare la giusta attenzione ad ogni singolo vino così come merita."


"...da sottolineare come sia stata gestita in maniera egregia l’annata 2017 per il Brunello di Montalcino d’annata, con tannino ben integrato e freschezza, come nel caso di Casanova di Neri, Fattoria La Magia, Poggio di Sotto e Patrizia Cencioni. In sintesi, tocca ribadire che Montalcino ancora una volta si sta muovendo nella direzione giusta.”


Post produzione: Stefano Franzoni

Una ventata emiliana su Montalcino, lui che di recente ha spostato i suoi battiti verso l’Autoctono campano ma che in questa collina continua a depositare brandelli di cuore. Dai più riconosciuto come “Mr Reels”, Stefano è in realtà un poliedrico Sommelier di lungo corso, collezionatore di gabbiette e di nuovi viaggi da raccontare. Come ce la descrivi questa Montalcino quindi?


“Laddove il passato medievale si fonde con il futuro tracciato da un Consorzio sveglio e sempre pronto a scommettere senza mai tradire veramente il passato, ormai abituato a far da apripista, ci si ritrova come ogni anno ai chiostri di S.Agostino per un’anteprima che più singolare di così non poteva essere."


"...innanzitutto è la trentesima e siamo per la prima volta davanti ad una vera anteprima (manca più di un mese al rilascio sul mercato e due alle anteprime toscane), veniamo da una pandemia e dopo la variante Delta, con Omicron all’orizzonte inizio a temere la lunghezza dell’alfabeto greco. Era dall’Agosto 2020 che non tornavo a Montalcino. Prima ero lì ogni due/tre mesi da sei anni a questa parte quindi fate un po’ i calcoli e capirete che é una parte di me.


Ed ora che ho la 2017 nel calice ecco le mie sensazioni:

partivo con aspettative non troppo dissimili dalla (opposta) vendemmia 2014 ma devo ricredermi. I profili organolettici non promettono tutta questa potenzialità ma sono già ben definiti e sono pochi i campioni che emergono per presunto potenziale di invecchiamento, eppure i corredi di acidità sono buoni, cosi come quelli tannici. Tra 4/5 anni molti dei Brunelli che ho degustato saranno già al top, pochi necessiteranno del doppio del tempo. Io cercherò di mettere in cantina questi ultimi e nel frattempo mi godrò gli altri.


Ciononostante, mentre la 2016 l’ho gelosamente sigillata nei meandri della cantina, la 2017 l’ho battezzata come l’annata del Covid, ovvero quella apri e bevi senza stare troppo a rifletterci, brindando al presente. E del domani? A me sembra di scorgere tante cose, la prima é che voglio già tornare a Montalcino.”


Capo-macchinista: Brigida Mannara

Non perché addetta ad un particolare strumento, ma a capo di quella che colloquialmente definiamo auto, ovvero la macchina, quella che mi ha portato fin qua e quella “macchina della verità” circa le sue esperienze e memorie di una campana in terra toscana. Da casello a casello, ecco il suo viaggio:


“Quella parte della Toscana dalle colline che pare non abbiano confini, a tratti desertiche, tra casali e cipressi, e vigne, e storia. Quella parte della Toscana in cui ci si perde in fantasie, in ricordi e ci si ritrova nelle emozioni delle proprie riflessioni, dei propri pensieri. Montalcino è uno di quei luoghi magici della Toscana in cui anche il vento sa di vino, di Sangiovese, di Brunello. La 30esima edizione di Benvenuto Brunello è stata una scoperta, tra vini e persone, l’emozione ha toccato ogni parte di me.”


Ed il viaggio di Brigida prosegue sugli assaggi e le considerazioni:


“Stimolata sui ricordi, il Brunello 2017 con la sua freschezza, grinta, eleganza, mi ha fatto pensare a quanto sia fondamentale credere davvero in qualcosa, amarla, appassionarsi, per riuscire davvero bene. Perché la 2017 è stata davvero un’ottima degustazione, i vini sono pronti, vibrano, sono l’espressione di un duro lavoro molto ben riuscito per la stragrande maggioranza dei produttori.

Proprio per questo oggi scelgo di bere Brunello di Montalcino 2017 e tenere qualche Riserva 2016 in cantina ancora per qualche anno.

Rimanendo poi sulla scia dei ricordi, se è vero che il primo amore non si scorda mai, è lui il mio primo Brunello di Montalcino consapevole, quello di un Uomo con la lunga barba bianca, che anche quest’anno ho spontaneamente adorato: Albatreti.”


E infine c’ero io, col cappello alla Fellini verso un mondo nuovo, in cui mi sono allontanato da un presuntuoso elenco dei “migliori assaggi al Benvenuto Brunello”, preferendo invece le sensazioni di chi ha reso estremamente piacevole il mio BENVENUTO A BRUNELLO. E quindi Stop! buona la prima! Grazie a tutti.



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