In Italia non abbiamo ben presente il concetto di terroir, nĆ© tantomeno ci siamo adoperati affinchĆ© vengano riconosciute le condizioni per tale appellativo. Eppure, in un tempo lontano, quei fattori si erano giĆ verificati andando ben oltre la semplice correlazione vitivinicola-climatica-territoriale in quanto nellāItalia della leggenda, il mito si fondeva tra vino e popolo.
Scorrendo verso Sud la cartina geografica dello stivale fino al tacco, quellāarea nellāarea in cui riaffiora il mare nel mare fu giĆ nellāVIII secolo A.C. il luogo prescelto per avviare una Polis dallāineguagliabile splendore socio-culturale. Stiamo parlando di Taranto, la āterra di mezzoā tra Salento ed il suo Mar Piccolo.

Dai fasti risalenti allāepoca spartana, però, un rigore senzāaltro meno āspartanoā lāha trascinata ā a fasi alterne ā allāattuale decadenza, schiacciata in un pugno di terra rossa che si sbriciola e non distingui più se sprigioni gli aromi dei suoli ciottolosi o le polveri che lāhanno avvelenata.
PerchĆ© parliamoci chiaro, se oggi nomini Taranto il pensiero va subito lƬ: allāILVA, quellāacciaieria che non si chiama più cosƬ ma che i problemi ha lasciato tutti lƬ, anestetizzando unāintera comunitĆ in lotta fra loro nella speranza di aggiudicarsi lāuno piuttosto che lāaltro diritto fondamentale, salute o lavoro, come se non debbano essere pretesi obbligatoriamente entrambi.
Ma di chi ĆØ la colpa? Non saprei, io qui ho provato sensazioni diverse, le linee del mare si intrecciavano nei sorrisi di donna e le uniche lacrime che ho visto scorrevano lente sulle pareti del calice.
Sono partito da via Anfiteatro, dove il cuore resta incatenato alla propria Taras nel segno di un sogno che vorrebbe realizzarsi ancora, per raggiungere i vigneti di Primitivo poco più distanti dal mare, dove due diverse confessioni, quella religiosa e quella enoica, trovano in egual modo devozione: Faggiano, cittĆ gemellata con Betlemme da un paio dāanni e da altrettanti millenni con il Dio Bacco.

Qui mi si presenta Tenuta Zicari dalle origini, narrate dalla voce di Anna Maria: un casato antico, origini siciliane, due figlie ed unāintera governance in rosa.
Un giro attorno allāantica masseria e ci ritroviamo davanti ad un tavolo e diverse bottiglie. Sembrano uguali perchĆ© ĆØ una stessa etichetta ad avvolgerle ma attenzione, sotto menzionano tutte il medesimo vino, Primitivo di Manduria DOC, ma sopra la prima recita āApulusā, un inno al popolo di Puglia, la seconda āPatrualeā ed evoca il tramandarsi delle storie che lāhanno generata, ma mi soffermo su āCalabrigoā, riportando integralmente ciò che la retro etichetta indica:
āLa leggenda narra che al centro del terreno nel quale si raccolgono queste uve, nacque un albero di pero, in vernacolo, Calabrigo. Ad ogni primavera lāalbero si riempiva di bellissimi fiori che producevano frutti copiosi. Le donne, avendo preso lāalbero come simbolo di abbondanza, lasciavano il lavoro nei campi per ammirare la sua imponente fioritura e ritornavano a novembre per festeggiare Santa Cecilia, lāinizio di un nuovo anno per il lavoro nei campi. Donna Ines Zicari, scoperta questa leggenda, decise di far tramutare lāalbero, ormai troppo vecchio ed infruttifero, in una statua raffigurante Santa Cecilia. La statua Ć© stata donata allāantica cattedrale di Taranto dove, ogni anno, il 22 novembre, viene trasportata dai fedeli in processione per le strade della cittĆ vecchia, dove tutti possono ammirarla e seguirla.ā

Come poter affrontare quindi una degustazione tecnica senza tener conto di questi fattori, questo spirito, questo connubio che unisce mente e cuore di popoli che per secoli si sono tramandati, tra credenze e veritĆ , lāarte di produrre vino Primitivo? Non chiedetelo a me.
Non bisogna temere né condannare un giudizio, ma un voto da uno a 100 (in cui per non offendere nessuno si tende ad oscillare sugli 85 pt.) non può rappresentare una simmetrica verità sul vino in questione, il suo contesto territoriale, la sua lavorazione e non ultimo la competenza del giudice.
Ai numeri, lo sapete, prediligo le parole.
Occorre poi riconoscere il grande lavoro della Puglia sullo scacchiere nazionale e, visto il passato da ādonatore di sangue etilicoā (Bordeaux, Piemonte e Toscana ringraziano), il processo di riqualificazione di quellāarea un tempo famosa per la produzione di āvinum tarantinumā.
Ciò detto, piccola premessa: ho avuto modo di assaggiare lo stesso vino 3 volte ed il mio giudizio ĆØ cambiato in tutte le occasioni anche in maniera sostanziale. PerchĆ©? Lo sapete benissimo, per quanto alcuni punti fissi, o in questo caso frutti rossi, non li smuovi, esistono componenti che alterano il nostro giudizio in cui anche lo stress, la temperatura esterna, la scelta del calice, la propria consapevolezza e non ultima lāemozione può confermare o ribaltare il risultato per dirla alla Borghese.
Ma adesso su il sipario, eccoli di seguito, tre gradi di giudizio per Apulus ā Primitivo di Manduria DOC 2017 allevato nella contrada di Cimino su un sistema dāallevamento a spalliera per un numero di esemplari inferiore alle 5000 unitĆ e rigorosamente superiore ai 14.5°:

ASSAGGIO No. 1 (Taranto - luglio 2020): entusiasmo a mille, orecchie drizzate e cuore aperto come nelle tele di Frida Kahlo, quel giorno avrei descritto Taranto come la cittĆ più bella al mondo. Apre dolce e chiude amaro, parte frutto e torna terra. Lāalcol cāĆØ e ci protegge da quei luoghi comuni in cui il Primitivo si attesta sui 13° con residui da Coca Cola. Si sorride mentre dalla proprietĆ ci arrivano le dovute spiegazioni circa la scelta stilistica, la vendemmia āa zonaā, la ricerca della piena maturitĆ del frutto, lāuso moderato del legno e la sosta prolungata in bottiglia⦠tutti dettagli che in quel momento registro ma che devono attendere una seconda degustazione in cui, lontano dagli occhi (del produttore) e lontano dal cuore, potrò dedicarmi asetticamente a questo vino. Per il momento assorbo questi quasi 15 gradi di cannella e melograno compiaciuto, era dallāultimo assaggio di Gianfranco Fino āESā che non sgranavo gli occhi davanti ad un Primitivo. Sentenza: assolto in primo grado! Ma ci rivedremo allāappello, lei non sa chi sono io!

ASSAGGIO No. 2 (Avellino - marzo 2021): lāItalia si ritrova ingarbugliata nel sogno di una notte di mezza strage, gli unici bouquet lontani dai cimiteri sono quelli di Sanremo nellāedizione che consacra i Maneskin e comincerĆ immediatamente a tormentarci con il jingle āmetti un poā di musica leggeraā. Il recente San Valentino aveva congelato lāatmosfera e i miei sentimenti, inducendo quelle vaghe riflessioni su quanto felici eravamo prima, quel banale āsi stava meglio quandoā¦ā che in questo caso torna utile, dato che mi spinge a riaprire quella bottiglia della felicitĆ perduta. Respira⦠le vampate alcoliche si avvertono giĆ al naso mentre la componente aromatica ĆØ un chiaro dĆ©jĆ vu di quellāamato estratto a base di, Ƨa va sans dire, melograno. Al primo sorso, forse prematuro ma se non altro valutativo, si incidono componenti più tendenti al solido che al liquido, lasciando la lingua in carreggiata mentre viene attraversata da percezioni che dal bosco si spostano verso la cittĆ , asfalto al sole. Il tannino non punge, ma non vola neanche come la farfalla di Mohammed Ali mentre si aggrappa ruvida alle pareti, meglio a questo punto lasciar scorrere qualche canzone prima di ritentare il sorso. Un poā di pubblicitĆ e rieccoci qua, Amadeus annuncia Max GazzĆØ e ritengo questo sia il momento più opportuno dato il gradimento sonoro che sicuramente saprĆ ispirare meglio anche la bevuta. Ć proprio cosƬ: al tentativo numero due, esame superato. Come volevasi dimostrare, dopo aver eliminato le tossine riesce a mostrarsi maggiormente tonico, sempre robusto ma meno scorbutico. Dāaltronde il nome del vitigno deriva da āprematuroā, ecco spiegato qual era stato il mio errore. Che fretta cāera⦠maledetta primavera!

ASSAGGIO No. 3 (Salerno - febbraio 2022): potrebbe sembrare āstessa spiaggia, stesso mareā, visto il clima rigido e la stessa aria di Sanremo che polarizza gossip e social. Un anno in più di affinamento in bottiglia per questo Primitivo annata 2017 ma soprattutto un super anno per me fatto di concorsi, anteprime, guide ed eventi⦠una serie di combinazioni che mi hanno reso meno āpiacioneā nei confronti del pubblico e più pungente verso i produttori. CosƬ, quando torno a tingere il calice per poi riportarlo al naso sulla scia di un ricordo unilateralmente positivo, cominciano le prime controindicazioni. Questa confettura, questa gittata cosƬ ampia, cosƬ spinta, cosƬ velocistaā¦. non lo renderĆ un tantino stucchevole? Sembra quel Brunello āout of competitionā che avevamo scoperto poi essere kosher, i miei compagni di banco al Benvenuto Brunello ricorderanno chiaramente a cosa mi riferisco. Al naso non ĆØ assolutamente sgradevole, vorrei solamente evidenziare come questa sfiatata di NOS sui primari non converge ad un buon ventaglio di complessitĆ , ma potrebbe essere proprio questo lāintento del produttore contrario al legno nel ruolo di asso piglia tutto. Al palato poi, non lo ricordavo cosƬ monogamo, o forse mi sto abituando troppo a drink base Whisky che mi fanno sembrare tutto il resto dolce... ma se qualcosa ho imparato dalla partecipazione alle anteprime, ĆØ quello di analizzare il vino secondo prospettiva. Accantonando il discorso aromi e la rugositĆ del tannino, quindi, mi sovviene un quesito da slogan: fresh & clean, il prodotto sƬ ĆØ pulito, ma dove ĆØ la freschezza? questa debolezza sul lato dellāaciditĆ potrebbe penalizzarlo sul lato della longevitĆ e, in chiave commerciale, creare uno squilibrio in cui le vecchie annate ĆØ meglio rifilarle subito anzichĆ© conservarle. SarĆ anche che questo sole prorompete di Salento nutre oltremisura il grappolo, scardinando lāequilibrio aciditĆ /zuccheri nellāacino che si riversa in bottiglia con una mancata delicatezza e dunque, strano ma vero, suggerirebbe al produttore di tornare al sistema della pergola per marcare una difesa del frutto e preservarne una sana maturazione che conservi le componenti acide. Ma criticitĆ a parte, lo bevo e lo berrei ancora, godendo di quei vortici in cui il muschio e il tabacco affondano ma evitando quelle classiche frasi in cui āequilibrioā o ābottiglia da dimenticare in cantinaā fanno la propria comparsa, perchĆ© ĆØ forse più utile trovare un senso a questo vino e individuare la giusta destinazione sul mercato piuttosto che celebrarlo inverosimilmente senza trarre le conseguenze e pronosticare le soluzioni.

E quindi a beneficio del mio umile parere, del produttore che può migliorare e di un valoroso lettore che si ĆØ addentrato fino a queste righe per scoprire cosa mai avrĆ da raccontare questo Apulus vi dico, ĆØ un Primitivo che può scaldarvi lāanima oggi, dopo pochi minuti di attesa, il tempo di lasciare la bottiglia aperta a riposo mentre puoi introdurre il suo leggendario passato ora al timone di una squadra completamente al femminile, programmando per le tue prossime vacanze in Salento una tappa qui a Taranto, dove lo spirito guerriero ti ricorda Sparta, ma ĆØ il luogo che rinasce grazie a BACCO, TABACCO e VENERE.
